Letteratura e... eros:
              Le tradizioni e la critica
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              • La tradizione orientale
              • La tradizione greca 
              • Critica sessuale e omosessuale 
            
														
		  
      
Elemento 
  fondamentale del cosmo nei miti cosmogonici greci, Eros è stato 
  generato dal caos primitivo e rappresenta la forza attrattiva che assicura 
  la coesione dell'universo e la riproduzione delle specie. È diventato 
  più tardi la divinità dell'Amore, figlio di Afrodite e di 
  Ares e fratello di Anteros (l'amore reciproco). Fu generalmente rappresentato 
  come un bimbo alato che ferisce i cuori della gente con i suoi dardi. 
  La letteratura e l'arte hanno ripreso spesso i suoi intrighi amorosi e 
  il suo idillio con Psiche, la personificazione dell'anima.
  
  Psiche è anche la celebre eroina del romanzo di Apuleio Le 
    Metamorfosi (L'asino d'oro), di 11 libri. Lucio Apuleio 
  (125-170 c.a d.C) inserisce la favola di Amore e Psiche nel suo 
  romanzo, raccontando le peripezie amorose di Amore e Psiche, e la gelosia 
  di Afrodite per i giovani amanti:
Così Psiche sposò Cupido, e nacque da essi, quando fu maturo il parto, una figlia che noi chiamiamo Voluttà.
Da sempre la letteratura ha avuto dei rapporti con la sfera dell'erotismo, sia come letteratura sull'erotismo, sia come letteratura i cui accenti si richiamano ad esso. Nel primo caso si tratta di opere scritte con l'intento di offrire al lettore una panoramica dell'erotismo, e comunque di testi il cui oggetto è l'eros. Nel secondo, si tratta di testi che hanno solo un legame, più o meno forte, con la sfera della sessualità.
Nei testi più antichi, la tradizione orientale è 
        una delle più importanti ed interessanti da questo punto di vista, 
        sia per la quantità di opere che per lo stile.
        
        Uno dei capolavori più antichi e famosi è l'insieme di novelle 
        raccolte in Le Mille e una notte (in arabo: Alf Layla wa 
        Layla), che narrano come una fanciulla riesce a salvare la propria 
        pelle (e la propria verginità) raccontando ogni notte, per mille 
        notti, una storia favolosa al sultano di cui è prigioniera. Quest'opera 
        precedente il X secolo, anonima, fu conosciuta in Occidente solo molto 
        tardi, attraverso la traduzione di Gallant (1646-1715). Altro grande capolavoro 
        orientale, stavolta direttamente legato all'erotismo, è il Kamasutra 
        indiano (Kama Sutra, "aforismi sul desiderio"), opera della 
        fine del IV secolo attribuita a Vatsyayana.
        
        La tradizione orientale giunge solo molto tardi in occidente (come si 
        è detto sopra, Le Mille e una notte sono tradotte soltanto 
        nel XVIII secolo). Ma vi è un testo entrato a far parte della cultura 
        occidentale, che, anzi, ne è un pilastro, in cui si trova una ricca 
        fonte di tradizioni orientali: la Sacra Bibbia, e in particolare l'Antico 
        Testamento. Un'intera sezione di questo libro è dedicata all'amore, 
        il celebre Cantico dei Cantici, dove gli accenti e le metafore 
        spesso ardite rappresentano costanti allusioni alla sessualità 
        dei giovani amanti (1,8):
...Belle sono le tue guance fra i pendenti,
        il tuo collo fra i vezzi di perle.
        Faremo per te pendenti d'oro,
        con grani d'argento.
        Mentre il Re è nel suo recinto,
        il mio nardo spande il suo profumo.
        Il mio diletto è per me un grappolo di cipro
        nelle vigne di Engaddi.
        Come sei bella, amica mia, come sei bella!
        Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!
        Anche il nostro letto è verdeggiante.
        Le travi della nostra casa sono i cedri,
        nostro soffitto sono i cipressi.
Caratteristico della letteratura orientale 
        è l'uso di iperboli 
        e di metafore molto elaborate, 
        proprio dello stile barocco. Lo stesso esempio riportato sopra del Cantico 
        dei cantici mostra bene questo stile. L'uso delle metafore non si trova 
        soltanto nelle singole espressioni ma può investire l'intero poema: 
        in questo caso il racconto diventa allegoria. 
        È in questo senso che il Cantico dei Cantici, rifiutato 
        in un primo momento dal canone ebraico per il suo carattere profano, è 
        potuto entrare finalmente nel testo biblico come l'allegoria del rapporto 
        tra il popolo ebraico e Dio.
        
        Come una donna vestita a più veli che lascia indovinare le forme 
        del proprio corpo, questo stile particolare permette alle opere erotiche 
        di "avvolgere" i propri contenuti in strati di significato, da scoprire 
        uno dopo l'altro. Queste opere non sono pornografiche perché non 
        rappresentano crudamente la sessualità; perché, anche laddove 
        l'erotismo è il fine, lasciano che esso sia accompagnato da mille 
        altri piaceri, da mille altri dettagli. È anche per questo che, ad esempio, 
        nelle illustrazioni del Kamasutra troviamo personaggi addobbati 
        da ricche stoffe e gioielli, appoggiati su cuscini di seta, circondati 
        da ambienti sontuosi e curati. Nell'arte dell'allusione, sia essa pittorica, 
        poetica o altro, il dettaglio assume un valore particolare e simbolico.
La prima poesia da menzionare nel repertorio della letteratura amorosa è senz'altro quella di Saffo, poetessa greca di Lesbo, nata e vissuta tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo a.C. Tra il numero di odi, epitalammi e inni che le si attribuiscono, soltanto l'Ode a Afrodite ci è giunto integralmente. In questo mirabile poema, il tema dell'amore, la celebrazione della bellezza e della grazia femminile trovano espressione in una forma al contempo tenera e ardente:
...io voglio ricordare
        i nostri celesti patimenti:
        le molte ghirlande di viole e rose
        che a me vicina, sul grembo
        intrecciasti col timo;
        i vezzi di leggiadre corolle
        che mi chiudesti intorno
        al delicato collo;
        e l'olio da re, forte di fiori,
        che la tua mano lisciava
        sulla lucida pelle;
        e i molli letti...
Applaudita da Platone come la Decima Musa, lodata da Plutarco, Ovidio, Catullo e Orazio, Saffo è la creatrice del lirismo erotico, l'inventrice della strofa che prende il suo nome (strofa saffica) e una figura che rimane ancora oggi punto di riferimento di numerosi poeti. La sua poesia descrive la vita delle ragazze del tiaso, una comunità esclusivamente femminile dove si praticavano attività raffinate ed artistiche come la musica e la danza e dove si intrattenevano relazioni amorose omosessuali in un'atmosfera di devozione alla dea Afrodite. Nella Grecia di Saffo (VII-VI sec. a. C.), però, relazioni con persone dello stesso sesso erano tutt'altro che anormali ed immorali e, anzi, non essendo finalizzate alla mera procreazione, costituivano un passaggio pedagogico e fisiologico verso l'età adulta. L'intensità del sentimento raggiunge livelli così alti da confondersi, talvolta, con il desiderio di morte:
...essere morta, morta! 
        Lei lacrimava fitto 
        lasciandomi. Disse:"Che sorte
        crudele, Saffo! Credi, non vorrei
        lasciarti"... 
e, come ritroviamo nell'Ode ad Afrodite, l'unica ode attribuibile con certezza a Saffo, l'amore per una donna diviene il tema centrale di una preghiera, in un'inusuale commistione di sacro e profano:
Afrodite dal trono dipinto,
        Afrodite immortale, figlia di Zeus, 
        tessitrice di inganni, ti prego,
        non domare con pene e con ansie d'amore, 
        o Regina, il mio cuore... 
È la divinità, inoltre, che diviene garante della corrispondenza dei sentimenti: la legge del tiaso, a cui nessuna può sottrarsi, è infatti la reciprocità dell'amore:
...Oh, ma se ora ti fugge, presto ti 
        inseguirà, 
        se doni rifiuta, presto doni farà, 
        se già non ti ama, presto ti amerà, 
        anche contro sua voglia... 
Sotto lo pseudonimo di Lesbia, che richiama la terra natia di Saffo, viene celata la donna amata da Catullo, poeta latino del I° sec. a.c. Ad essa vengono dedicati numerosi canti in cui il poeta indaga la sintomatologia dell'amore:
...perché appena ti guardo più 
        non mi riesce
        di parlare,
        la lingua si inceppa, subito un fuoco sottile
        corre sotto la pelle, 
        gli occhi non vedono più, le orecchie 
        rombano... 
Catullo, in aperto contrasto con la tradizione letteraria e sociale dell'epoca, considera l'amore, l'eros e la passione valori fondamentali per un uomo, a cui riserva uno spazio privato ed artistico significativo ed inconcepibile per un cittadino romano, le cui energie dovevano essere quasi esclusivamente rivolte alla vita pubblica e alla politica:
Dobbiamo Lesbia mia vivere, amare, 
        le proteste dei vecchi tanto austeri
        tutte, dobbiamo valutarle nulla.
        Il sole può calare e ritornare, 
        per noi quando la breve luce cade
        resta una eterna notte da dormire. 
        Baciami mille volte e ancora cento
        poi nuovamente mille e ancora cento 
        e dopo ancora mille e dopo cento,
        e poi confonderemo le migliaia
        tutte insieme per non saperle mai,
        perché nessun maligno porti male
        sapendo quanti sono i nostri baci. 
L'interesse per la sessualità dal punto di vista 
        critico diventa importante in letteratura a partire dall'opera di Freud (1856-1939), il padre della psicanalisi. Riducendo all'osso le sue teorie, 
        si può dire che l'aver individuato la forza della libido 
        come principale motore della vita ha provocato un interesse particolare 
        per la sfera della sessualità nell'uomo, soprattutto nei suoi aspetti 
        normalmente censurati: sessualità nei bambini, omosessualità, 
        desideri illeciti, ecc. La scoperta dell'inconscio e dei suoi meccanismi 
        (censura, transfert, ecc) ha aperto così un enorme campo 
        d'indagine per la psicologia e la medicina, ma ciò è vero 
        anche per il campo letterario: dallo studio biografico degli autori, all'analisi 
        dei rapporti tra i personaggi, all'interpretazione simbolica degli elementi 
        testuali, si può dire che dopo Freud non esista critica che non 
        faccia riferimento - diretto o indiretto -, anche solo per opposizione, 
        alla sorprendente opera di Freud. Lo stesso Freud ha aperto la strada 
        all'interpretazione psicanalitica in letteratura, con un'analisi del racconto 
        tedesco Il mago sabbiolino [Der Sandmann, 1816] di E. 
        T. A. Hoffmann, nel suo saggio del 1919 Il perturbante [Das 
        Unheimlich]. Egli ha anche analizzato alcuni miti, primo fra tutti 
        quello di Edipo, dandone la famosa interpretazione secondo quello che 
        è passato alla storia come il complesso di Edipo.
        
        La fortuna della critica letteraria di stampo freudiano ha dato vita a 
        numerose scuole e numerose tendenze, di cui sarebbe impossibile dare un'idea 
        in un breve articolo come questo. Prima di passare oltre, tuttavia, vogliamo 
        dare qui di seguito un esempio di come funzioni la critica "freudiana"... 
        applicata alla favola di Cappuccetto Rosso (in questo caso si 
        tratta del lavoro di Erich Fromm, che comunque si discosta dalle tesi 
        di Freud per molti aspetti).
La maggior parte del 
        simbolismo contenuto in questa favola può essere compreso senza 
        difficoltà. Il cappuccetto di velluto rosso è un simbolo 
        delle mestruazioni. La ragazzina di cui ascoltiamo le avventure è 
        diventata una donna matura e si trova ora di fronte al problema del sesso.
        L'ammonimento di non allontanarsi dal sentiero 
        per non cadere e rompere la bottiglia è un chiaro avvertimento 
        contro i pericoli del sesso e contro quelli di perdere la propria verginità.
Questo esempio è interessante sotto più aspetti: 
        mostra chiaramente l'orientamento freudiano di interpretazione, non solo 
        di testi letterari, ma anche di miti e sogni; si applica anche alla tradizione 
        popolare, orale, come quella delle favole per bambini. Questo perché 
        si avvale di elementi critici che trovano posto nel bagaglio culturale 
        collettivo.
        
        L'interpretazione freudiana della letteratura ha avuto molto successo 
        in epoca moderna anche da parte di tutti i movimenti di rivendicazione 
        come il femminismo (soprattutto anglo-americano e francese) e, più 
        di recente, i movimenti gay. Per le femministe, la teoria freudiana ha 
        aperto la strada all'interpretazione di numerosi testi (in alcuni casi 
        dell'intera tradizione letteraria mondiale), sia scritti da uomini che 
        scritti da donne, come una prova di subordinazione della donna ad una 
        società fondamentalmente maschilista. È nata così 
        tutta una serie di scuole di critica 
        letteraria di stampo femminista. Ovviamente, tra le donne che per 
        prime si sono interessate a problematiche sociali e psicologiche del genere, 
        si poneva contemporaneamente il doppio problema della scrittura al femminile 
        di fronte ad una tradizione di scrittori (quasi) esclusivamente maschile, 
        e quello dell'interpretazione della suddetta tradizione con gli occhi 
        e la sensibilità di una donna, cosciente della propria diversità 
        rispetto alla tradizione, anch'essa esclusivamente maschile, della critica 
        letteraria.
        
        Allo stesso modo, la critica omosessuale nasce dall'opera di scrittori 
        che, tra le righe, sotto la censura, hanno cercato di aprire alcune strade 
        chiuse dalla mentalità sociale. Il pregiudizio sulle realtà 
        sessuali diverse è stato sempre molto forte negli ultimi secoli. 
        Ma accanto al tentativo di creare una letteratura aperta a certe problematiche, 
        negli ultimi decenni è nato anche un tipo di critica attenta all'elemento 
        omosessuale che, proprio come la critica femminista, si è posto 
        il problema di considerare sotto una nuova luce gli scrittori omosessuali 
        e si è posta il problema di costituire una critica omosessuale. 
        Per la donna lesbica, due volte "censurata" per la sua natura 
        prima femminile e poi omosessuale, questo ha significato porsi il problema 
        della scrittura e, più in generale, della vita, da un punto di 
        vista che prescinde dall'uomo, dalla cultura maschile. Nel suo importante 
        saggio del 1929, A room of one's own [Una stanza per sé], 
        Virginia Woolf prende in considerazione il primo romanzo di una scrittrice 
        che, ai suoi occhi, pone il lettore di fronte ad un legame lesbico, e 
        afferma:
"Chloe amava Olivia," leggo. E per la prima volta considero quale immenso cambiamento c'è qui. Chloe amava Olivia forse per la prima volta nella letteratura. [...] Sono ora e per sempre madri e figlie. Ma quasi senza eccezione [le donne] sono sempre rappresentate nei loro rapporti con gli uomini. È strano pensare che tutte le grandi scrittrici di romanzi sono, fino all'età di Jane Austin, non soltanto viste con gli occhi dell'altro sesso, ma anche solo in relazione all'altro sesso.
[Tradotto da: Virginia Woolf, A room of one's own, The Hogarth Press, London, 1949, pp. 123-124]
Nei paesi nordeuropei e anglosassoni esistono anche delle vere e proprie case editrici gay, che pubblicano non solo opere di scrittori gay o opere attinenti all'omosessualità, ma anche compendi sui diritti gay, ecc. In Italia questo fenomeno è piuttosto nuovo, ma si registra già la nascita di case editrici quali Il dito e la luna, Zoe, Edizioni Libreria Croce ed Enola.
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