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• La prima critica
femminista: Woolf e Beauvoir
• Il secondo femminismo
• Kate Millett: politica sessuale
• Femminismo marxista
• Elaine Showalter: scrittura femminile e gynocritica
• Teoria critica femminista francese
• Teorie letterarie di donne di colore e di
donne lesbiche
La prima critica femminista: Woolf e Beauvoir
Il femminismo è un movimento che, specialmente in America e in Inghilterra, ha una lunga storia politica.
La prima leader che le femministe si sono riconosciute è la scrittrice Virginia Woolf (1882-1941). Come molte femministe della "prima generazione", Woolf ha concentrato la sua attenzione sugli svantaggi materiali delle donne rispetto ai loro compagni maschili. Il suo principale contributo al femminismo è dato dalla affermazione che l'identità sessuale dell'individuo è un costrutto sociale che può essere trasformato e cambiato.
Riguardo al problema della letteratura, Woolf mostra come la maggior parte delle donne sono state da sempre ostacolate nella loro ambizioni letterarie da ostacoli insieme sociali e politici, e a questo proposito osserva come lei stessa abbia avuto un'educazione lacunare (a differenza dei fratelli). Rifiutando la propria "coscienza femminile" e lasciandosi la possibilità di sfuggire a un confronto tra Femminilità e Mascolinità, adotta un'etica sessuale legata all'androginìa.
Il passaggio dal "primo" al "secondo" femminismo si ha attraverso la francese Simone de Beauvoir. Il suo libro di maggiore influenza, Il secondo sesso, sposta l'attenzione dai problemi puramente materialistici ai problemi biologici e psicologici di discriminazione sessista. Il libro definisce con straordinaria nitidezza il problema centrale del femminismo moderno: quando una donna cerca di definirsi, comincia dicendo: «Sono una donna»; nessun uomo farebbe altrettanto. Ciò rivela l'asimmetria di base tra i termini "maschile" e "femminile". La donna è inevitabilmente confinata ad una relazione di doppio con l'uomo: lui e l'Uno, lei è l'Altro. Gli uomini si sono garantiti un clima di complicità ideologica: «legislatori, preti, filosofi, scrittori e scienziati si sono sforzati di dimostrare che la posizione subordinata della donna è desiderata in cielo e vantaggiosa sulla terra». Inoltre, l'assunzione della donna come "Altro" è tanto forte da essere persino interiorizzata dalle stesse donne: «Non si nasce, ma si diventa, donna; è la civilizzazione intera che produce questa creatura. Soltanto l'intervento di qualcun altro può stabilire che un individuo sia un Altro».
Il secondo femminismo è frutto dell'ondata dei movimenti di liberazione della metà e della fine degli anni '60. Quest'ondata femminista si caratterizza per un'attenzione maggiore verso fattori di tipo sessuale, come la differenza biologica tra uomo e donna.
Per molto tempo, infatti, la donna è stata considerata inferiore all'uomo proprio partendo dalle sue caratteristiche fisiche e dal suo ruolo biologico, basti pensare al detto latino Tota mulier in utero, cioè: "La donna non è altro che un utero". Il femminismo riprende le argomentazioni maschiliste per ribaltarne le conseguenze, e celebrare l'importanza e, nei casi più estremi, la superiorità della donna. Il fatto che il suo corpo sia predisposto alla procreazione non è più visto come un difetto, ma come una superiorità rispetto al corpo sterile dell'uomo; e tutto l'apparato biologico tipicamente femminile, per cui si parla di ovulazione, mestruazioni, gravidanza, ecc, è preso come una ricchezza notevole propria alla femminilità, che permette alla donna di vivere esperienze del tutto particolari.
Le teorizzazioni di Foucault, Lacan e Kristeva (vedi il Post-strutturalismo) hanno offerto al Femminismo numerose argomentazioni contro il potere maschile: in opposizione al potere logico maschile dominante, il pensiero femminile si presenta come rivoluzionario, sovversivo, eterogeneo e "aperto", anche nel proprio rifiuto di auto-definirsi.
Il secondo Femminismo si diparte in due rami: il femminismo Anglo-Americano, con Elaine Showalter, che si concentra sui problemi della scrittura femminile; il femminismo Francese, che parte dalla teorizzazione di Julia Kristeva, e pone l'accento sul tipo di scrittura al femminile (l'écriture féminine) piuttosto che sul sesso di chi scrive (la scrittura della donna). Com'è ovvio, questa distinzione tra i due filoni è soltanto approssimativa, dato che talvolta alcune studiose e scrittrici di una nazionalità hanno optato per l'orientamento tipico dell'altra.
Kate Millett: politica sessuale
La seconda ondata di femminismo, in America, ha preso origine dai movimenti di protesta per i diritti civili e la pace. Il femminismo radicale di Kate Millett si situa in questo preciso contesto.
La tesi di Millett - andando oltre, in ciò, a fattori di ordine storico, sociologico, letterario, psicologico, ecc - è che l'indottrinamento ideologico da un lato, e l'ineguaglianza economica dall'altra, hanno portato le donne all'oppressione. Ella distingue tra "sesso" e "genere": mentre il primo è determintato biologicamente, il secondo è un concetto psicologico che si riferisce ad una identità sessuale acquisita culturalmente. Questa distinzione deve essere vista in polemica con l'atteggiamento diffuso per cui donne e uomini sono definiti in contrasto l'uno e l'altro, secondo stereotipi considerati "naturali" (la donna è passiva, l'uomo attivo; ecc). Il suo Sexual Politics è un'investigazione della figura femminile nell'ottica maschile, e una forte critica all'ordine patriarcale.
Michèle Barrett parte dalla teorizzazione di studiose come Millett per affermare che, spesso, la denuncia politica e sociale del maschilismo pecca di un'individuazione precisa delle sue origini. Per questo, propone di circoscrivere con esattezza i meccanismi che hanno portato alla formazione e alla perpetuazione della società patriarcale: l'organizzazione economica sulle casalinghe e l'ideologia "familiale" che l'accompagna; la divisione del lavoro nel sistema economico; i sistemi educativi e lo stato; i processi culturali in cui uomini e donne sono rappresentati differentemente; la natura dell'identità sessuale; i rapporti tra sessualità e riproduzione biologica.
Il Femminismo sociale/marxista è molto forte negli anni '60 e '70, in particolare in Inghilterra. Esso vorrebbe estendere l'analisi delle classi condotta da Marx a una storia dell'oppressione materiale ed economica delle donne, soprattutto per quanto riguarda il lavoro casalingo e la divisione sessuale del lavoro. Il marxismo, infatti, come molte altre dottrine "maschili", ha ignorato le attività e le esperienze prettamente femminili.
Elaine Showalter: scrittura femminile e gynocritica
La critica più influente del secondo femminismo è senz'altro l'americana Elaine Showalter, specialmente col suo A Literature of Their Own, pubblicato nel 1977, e il cui titolo riprende quello di un saggio di Virginia Woolf (A Room of One's Own). In questo lavoro Showalter mostra che esiste tutta una letteratura femminile che spesso è rimasta oscurata dalla tradizione maschile. Così, lo studio si rivolge sia alle donne-lettrici (critica femminista) che alle donne-scrittrici ("gynocritica").
La tesi del libro è che esiste una profonda
differenza tra la scrittura della donna e quella dell'uomo,
e che un'intera tradizione di scrittura è stata lasciata
da parte dalla critica (maschile). Questa tradizione è
divissa in tre fasce:
1. la fase "femminile" (1840-80), in cui le scrittrici
imitano gli scrittori e interiorizzano gli standard maschili;
2. la fase "femminista" (1880-1920), di protesta radicale,
in cui le donne rivendicano utopie separatiste;
3. la fase "femmina" (1920 in poi), in cui si sviluppa
una tendenza di riscoperta di sé e della propria femminilità.
Teoria critica femminista francese
Si può individuare a grandi linee una critica femminista di tradizione francese, che deriva principalmente dal presupposto, sostenuto per la prima volta da Simone de Beauvoir, che la percezione della donna sia come quella di un "Altro", rispetto all'uomo. Questa percezione si accompagna di opposizioni stereotipe e binarie come Uomo/Donna, Logica/Natura, ecc; opposizioni manipolate culturalmente e socialmente in maniera da far esercitare il potere di un gruppo su un altro gruppo.
Il femminismo francese è stato fortemente influenzato dalle teorie psicoanalitiche, specialmente nell'interpretazione che Lacan ha dato delle opere di Freud. Secondo Freud, l'invidia delle donne per il pene maschile è universale, e provoca nella donna un "complesso di castrazione" per cui si sente un "uomo mancato". In questo senso lo studioso viennese è stato oggetto di aspre critiche da parte del femminismo.
Tuttavia, Juliet Mitchell ha riabilitato l'opera freudiana, affermando che le sue tesi non sono nate come sostegno alla società partriarcale, ma come un'analisi della stessa. Secondo lei, Freud ha descritto la rappresentazione mentale di una realtà sociale, non la società in sé. Questa difesa delle teorie freudiane è la base sulla quale si è sviluppato il femminismo psicanalitico contemporaneo.
Nonostante il fatto che la riabilitazione delle teorie freudiane da parte di Mitchell debba molto a Lacan, secondo Jane Gallop mostra che la studiosa non rimane coerente con l'uso strategico che Lacan fa della linguistica saussuriana. Per Lacan infatti, il problema del fallocentrismo è inseparabile dalla struttura segnica. Il significante, il fallo, nasce dalla promessa di un potere onnipresente che, proprio perché irragiungibile, minaccia entrambi i sessi con il "complesso di castrazione".
Secondo Lacan, il bambino giunge ad un senso di identità entrando nell'ordine "simbolico" del linguaggio, che si costituisce sulla base di somiglianze e differenze. Soltanto accettando un sistema di esclusioni (se questo, allora non quello) imposte dalla Legge del Padre il bambino può entrare nello spazio in cui cominciano le distinzioni sessuali, dove trovare la propria identità. Qui, il ruolo del padre è inteso in senso metaforico: egli detiene il potere della Legge non perché ha una funzione superiore di procreazione, ma semplicemente come un effetto del sistema linguistico. La madre riconosce il linguaggio del padre perché ha accesso al significante della funzione paterna, che regola il desiderio in maniera "civilizzata" (leggi: repressa). Soltanto accettando la necessità della differenza sessuale e del desiderio regolato un bambino si può considerare "socializzato".
Il femminismo ha obiettato a questo modo di vedere
che, anche nel caso in cui ci si attenga ad una visione strettamente
"simbolica" del fallo, la posizione privilegiata nel significare
accordatagli da Lacan è sproporzionata. La posizione della
donna rimane quella di una subordinazione a quella dell'uomo.
Quello che però c'è di notevole nella teorizzazione
lacaniana, per il femminismo, è la proiezione di tematiche
freudiane quasi strettamente psicologiche e biologiche nella sfera
sociale, attraverso il sistema linguistico.
Il lavoro di Julia Kristeva si è focalizzato sulla polarità tra i sistemi razionali, "chiusi", e i sistemi "irrazionali", rivoluzionari e "aperti". Secondo lei, la poesia è l'ambito di analisi più interessante da questo punto di vista, perché si trova a metà tra le due tipologie di sistemi e perché spesso è stata il luogo ideale di espressione per le paure e i desideri repressi.
Teorie letterarie di donne di colore e di donne lesbiche
Le critiche femministe
di derivazione lesbica, africana o del Terzo Mondo costituiscono
un gruppo differenziato distinto dai due orientamenti principali
visti sopra, la critica francese e quella americana.
Le femministe di colore hanno avuto da sempre a che fare con questioni
d'identità, in cui il sesso e la razza sono sistemi interconnessi
di oppressione. "Contro" il femminismo delle donne bianche,
la razza non è un problema "aggiuntivo", ma un
problema centrale anche per questioni di ordine sessuale. Si delinea,
attraverso la realtà delle donne asiatiche, delle donne di
colore americane e di quelle africane, il concetto di identità
multipla, nell'intento di dare voce alle esperienze più
diverse.
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