di Reno Bromuro
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7. GLI SPAGHETTI DI TRAVERSO
Il volto dell'uomo era una maschera impenetrabile, nello
sguardo passavano immagini che si sovrapponevano, "mangiandosi"
la luce meravigliosa degli occhi. Senza parlare prese il bicchiere col
vino e bevve in un sorso; poi guardò la compagna di viaggio e sorrise,
ma non era lo stesso di sempre.
-
Era lunedì dell'angelo di… chissà che anno era! A
Napoli si ha l'abitudine, direi che esiste l'usanza, di andare a fare
una scampagnata, per non parlare della bellissima festa che si consuma
a Sant'Anastasia. Si festeggia la Madonna
dell'Arco. Racconta una leggenda metropolitana, che a pochi
passi dalla teca che conserva l'immagine di una Madonna col
Bambino c'era un campo da gioco per le bocce. Un giovanotto
che non riusciva a vincere una partita, tirò con forza una boccia
sul volto dell'immagine della Madonna e questa cominciò a sanguinare;
il ragazzo impaurito cominciò a correre, ma non riusciva ad allontanarsi
dalla teca, correva girandovi intorno, intanto sul volto dell'immagine
sacra si faceva sempre più evidente una tumefazione, che tuttora
è vistosa; allora in questo giorno, per ringraziare la Madonna
giungono da ogni più piccolo centro della provincia gruppi di giovani,
vestiti di bianco con una fascia che contraddistingue la congregazione
cui appartiene, di colore diverso, che scalzi corrono battendo i piedi
sul selciato, a Napoli li chiamano i "vattienti" o "'e
fujenti". Non c'ero stato mai ma quell'anno mi ci trascinarono gli
amici e rimasi molto colpito dal folclore soggettivo che ne veniva fuori
insieme con tutta la Fede cui erano capaci.
Per finire la visita religiosa, ci si mette in fila indiana e si attraversa
la chiesa fino all'altare, che conserva in una teca di marmo pregiato
il quadro miracoloso. Uno dietro l'altro si passa dietro il monumento
marmoreo che trasuda, i fedeli vi passano la mano acquisiscono la trasudazione
del marmo e se la passano sulla parte del corpo malata, e poi la rimanente
la spargono sulla fronte. Altri, prendono la trasudazione con un fazzoletto
che mettono, religiosamente in tasca per eventuali mali d'altri familiari
e propri.
Quando fummo all'aperto (c'era un sole quel giorno! sembrava estate),
due belle ragazze ci avvicinarono e subito fraternizzammo. Pasquale
sembrava fuori di sé per la gioia. Continuava a confidarmi che
la Madonna gli aveva fatto la grazia: erano
anni che cercava una bella e buona ragazza. Aveva l'abitudine di andare
ogni sabato sera a far visita alle ragazze di un "bordello",
non avevo ancora l'età, ma per il casino mi ero fatto convincere
a cambiare la data di nascita sulla carta d'identità. Entravo con
Pasquale e mi sedevo in un angolino a meditare sulla vita di quelle povere
donne. Quella sera, improvvisamente la voce di Pasquale riempì
il salone come una tromba egiziana, sembrava che cantasse la marcia trionfale:
aveva visto le due fanciulle del lunedì in albis. Povero Pasquale,
ci stava impazzendo. Un giorno gli suggerii di fare un viaggio insieme:
accettò. Iniziò così il mio giro del mondo...
- Hai girato il Mondo?!
- È solo un modo di dire. Ho visitato parte dell'Europa,
maggiormente la Grecia e la Francia;
dalla Spagna mi trasferii in Marocco per vedere
la Casbah…
- Senza soldi?
- E chi li aveva? Pasquale si mise a fare il venditore ambulante ed io
facevo qualsiasi lavoro, anche umile per ricavare i soldi per andare in
un'altra città. In Germania fu difficile
tirare avanti. Lavoro ne trovano poco o niente; ma quando mi presentai
da Pasquale con cinquecento marchi, lui subito lanciò l'idea di
vendere le calze di nailon su misura.
Il furbacchione si presentava a casa di una bella donna, dopo averla seguita
il giorno prima, e la convinceva di acquistare le calze su misura per
trecento marchi al paio; le calze OMSA le pagavamo cinquecento marchi
la dozzina di paia, il guadagno non era da buttare; ma a Pasquale non
bastava, non vendeva un paio di calze se prima non si era portata a letto
la cliente.
- E tu?...
- Io?... Aspettavo in strada. Però dopo aver "raggranellato"
abbastanza soldi, si partiva per altri lidi.
- Allora sei stato un birboncello!? - Disse ridendo sonoramente, la fanciulla.
Aveva una risata, cosi melodiosa, come armonica era la voce e ogni suo
gesto. - Facciamo portare un altro quartino di vino? - La ragazza non
rispose. - Mica devo guidare io!
- Ma scusa, sa'; la voce non ce l'hai?
Ordinarono il vino e rimasero in religioso silenzio, ognuno con i propri
pensieri, ma il cibo non arrivava.
-
Sai che ti dico? Ritorniamo a Capodimonte che forse è meglio, non
penso e non sento lo stomaco cantare. Ma quanto ci vuole per cuocere 'nu
piatto 'e spaghetti?
- Non ti sei accorto che la cuoca, è ferma allo stesso posto, col
mento poggiato nelle coppe delle mani e ti guarda e ascolta, con la bocca
semiaperta?
- È pure 'na bella femmina! 'e poiché guanciotta rossa,
rossa comm''a 'na mela annurco?
Si alzò, senza attendere la risposta e andò con passo deciso
verso la donna dalle guanciotte rosse e piene; gli si parò davanti,
la cuoca trasalì, boccheggiò due tre volte, poi disse:
- Hai già finito?
- Veramente, parlavo nella attesa degli spaghetti per non pensare
che tengo famme.
- ... e j aspettavo che fernive 'o cunto pe' calà 'e spaghetti!
'a pentola volle 'a n'ora!
- Allora, pe' piacere sbrigateve ca tengo 'na famme, che n'ato ppoco,
svengo. - E ritornò al suo posto.
- Avevamo un'ascoltatrice e non ce n'eravamo accorti.
Buttò giù un sorso di vino e iniziò a parlare. La
prima volta a Capodimonte, ci andai per accompagnare Silvy, una ragazza
con la quale... simpatizzai a Parigi. Non potevo farla girare da sola
per Napoli, se non altro perché lei, a Parigi mi accompagnò
in ogni luogo, spiegandomi tutto, ma io che non conosco il francese dicevo
sempre di si e lei era felice che accondiscendevo ad ogni suo desiderio.
Ripetendo sempre si, si, si... la sera mi trovai nel suo letto, dal quale
fuggii il mattino seguente. Venne a Napoli e c'incontrammo per caso, così
l'accompagnavo ovunque, ripetendo sempre no, no, no.
Ma nella "Sala delle feste", uno dei più eleganti
e vasti saloni dell'Appartamento Storico della Reggia, decorato da Salvatore
Giusti dal 1835 al 1838, con delicato gusto neoclassico, mi spinse
contro una della tante vetrine in cui si trovano oltre 3000 pezzi dl porcellane
e maioliche del Diciannovesimo secolo, che raffigurano panchine della
villa reale, oltre ad altri 1300 pezzi, donati al Museo
da Mario De Ciccio, che comprendono anche bronzi, smalti,
vetri, argenti, stoffe e dipinti, tra cui porcellane della Fabbrica
di Napoli, sotto Ferdinando IV, mi baciò
con tanto trasporto da farmi mancare il respiro, insistendo di voler fare
l'amore lì, davanti alla gente che popolava il salone. Mi svincolai
e, come se nulla fosse accaduto:
- Vedi? Questi è il "Rinfrescatolo": un grande
pezzo cinquecentesco di misura 55 cm. di diametro, è stato eseguito
dalla bottega di Orazio Fontana per Guidobaldo
II della Rovere.
L'insuperabile
"Salottino di porcellana", le cui pareti e soffitto
sono coperti di porcellana che rappresentano la bellezza della natura
a primavera, con intrecci di foglie e rami sporgenti che fungono de candelabri.
Fu modellato nella Reale Fabbrica di Capodimonte
da Giuseppe e Stefano Gricc e dipinto da Giovanni
Sigismondo Ficher e Luigi Restile dietro ordinazione
di Carlo Borbone per la consorte Maria Amalia
di Sassonia. Fu installato nella Reggia di Portici
nel 1760 e vi rimase fino al 1866, anno in cui fu trasportato a Capodimonte.
E' composto di oltre 3000 pezzi. Intorno agli anni quaranta è stato
completato con il soffitto originale di stucco che era rimasto nel Palazzo
dì Portici.
-
E tu?... Riuscisti a raccontare tutte questo mentre lei non ti seguiva?
- Affianco a me 'nce steva. Se me seguiva nun 'o sacce!
- Che significa questo prolungato sospiro? - chiede alla fanciulla che
segue con la bocca semiaperta, facendo danzare gli occhi dal volto dell'uomo
alla camminata ancheggiante della cameriera che portava in mano due piatti
di spaghetti fumanti. - E' più profondo di quello emesso da una
donna che aveva quattro bambini "attaccati" alla gonna,
mentre si trovavano nel Salottino di porcellana. E non ti ho parlato ancora
del bellissimo e incantevole "Giove che fulmina i Titani",
che avevano tentato dl dare la scalata all'Olimpo.
Il grandioso gruppo di biscuit, Filippo Taglioni lo realizzò
verso il 1787 nelle fornaci della Reale Fabbrica di Napoli. Devi sapere
che era la parte centrale di un grande trionfo per adornare la mensa di
gala di Ferdinando IV.
- Approposito di mensa... gli spaghetti si freddano. Non hai più
fame? Quanto devi amarle queste cose!
L'uomo non rispose, guardava estasiato la fanciulla che arrotolava gli
spaghetti alla forchetta, con una grazie da far impazzire…
- Dai, mangia che è mezzanotte passata. Ho paura che quando arriveremo
a Napoli troveremo l'albergo chiuso...
- Nun te preoccupà, al massimo quando tutto sembrerà
perduto, jamm''a passà 'a nuttata a riva 'e mare, 'ncopp''o Capo
'e Pusilleco, oppure ncopp''e scoglie di fronte 'o Castel dell'Ovo. Mangia
e nun ce penzà! E piano piano iniziò a mangiare anche
lui. - M'arraccummanne, pe' secondo nun ordinà 'o pesce, ch'a
maiz''e me ne vaco...
La ragazza scoppiò nella sua solita risata sonora e armonica, e
per poco, non soffoca: ha la bocca piena di spaghetti.
- Guarda 'a vecchia 'ncielo, guarda 'a vecchia... - la soccorre
l'uomo battendo con la mano dietro le spalle, come spesso accade con i
bambini. - 'A vecchia 'ncielo, che te passa!
Più ripete queste parole, più la fanciulla ride. Accorre
la cuoca e con una faccia truce prende la fanciulla per sotto le ascelle,
l'alza in piedi e portando il corpo dalle spalle verso di lei, dà
un colpo secco con entrambe le mani a catena sul petto e questa sbuffa
fuori un malloppo di spaghetti e un respiro profondo.
- Stavi per farmi fuori, "legalmente"; se non fosse intervenuta
la signora, sarei morta soffocata.
- Addirittura! - Esclamo lui come per dire… ma fa' 'a fa'…
Quando tutto fu calmo, lui riprese, come se nulla fosse accaduto, ma sorridendo
al pensiero del volto paonazzo della fanciulla e gli occhi fuori dalle
orbite.
-
La Reale Fabbrica di Napoli era stata fondata
da Carlo di Borbone nel 1739, per emulare le principali
officine ceramiche europee. Poi, nel 1759, chiamato al trono di Spagna,
fece distruggere i forni e trasferì Artisti e modelli al Buen
Retiro. Nel 1771, Ferdinando IV, salito
al trono di Napoli, fece risorgere l'officina che durò fino al
1805. La Galleria Nazionale di Napoli comprende circa diecimila dipinti,
tra cui alcuni famosi capolavori di Tiziano...
Mentre lui parla la ragazza lo squadra e allunga la mano per prendere
il pacchetto delle sigarette, interrompendolo. - Ne vuoi una?
Lui la guarda come se la vedesse per la prima volta.
- Bentornata! - Dice, prendendo la sigaretta. - È con vero piacere
che ti do il bentornata. Ho parlato, parlato, parlato, ma tu hai riso,
rischiando di morire soffocata ed emesso un lungo sospiro. Ti è
passata?
- Grazie alla signora, non certo te. Ma non ero assente, anche se non
riuscivo a respirare. Veramente, sono stata in silenzio perché
ero incantata, dalla tua voce e dalle cose belle che il tuo racconto rievoca
- Pure io ero 'ncantata! - Dice d'un sol fiato, la cuoca.
- Mi prendete in giro?
La
donna ora lo guarda con occhio diverso, perché ha letto lo spavento
nei suoi occhi, allunga una mano e prende nella sua quella dell'uomo;
la sente tremare e lo incoraggia con dolci parole confortanti. Si sporge
in avanti e lo bacia sulla bocca. Un bacio fuggevole; poi aggiunge - Finalmente
ti vedo sorridere! Hai un bel sorriso sincero, franco... pensavo non sapessi
ridere.
- E adesso per completare il pranzo, sorbirei volentieri un gelato, ghiacciolo,
possibilmente. A lui, come dite voi napoletani? 'na bella tazzolella
de caffè.
- 'Na bella tazzulella 'e cafè. Tazzulella, con la u.
- Per lui, per piacere 'na tazzolella...
- Allora 'o ffaie apposta! Ce faie o ce sì?
- Stavi parlando di Tiziano, o sbaglio?
- Allora non ci sei!? Visto che me staie a sentì, ti parlo
del ricchissimo arazzo che rappresenta l'Assedio di Pavia,uno
dei sette donati al museo dal Marchese dei Vasto Alfonso d'Avalos.
Devi sapere che tra i diecimila quadri che comprende la Galleria
del Museo Nazionale di Napoli, la maggior parte appartiene
a pittori geniali quali, Brueghei, Carreggio,
Parmigianino, Masaccio, Goya...
e, naturalmente, Tiziano.
La
Crocifissione, era la parte centrale superiore
di un polittico dipinto dal Masaccio nel 1746 per la
chiesa del Carmine a Pisa, oggi smembrato.
Gli altri pezzi del quadro si trovano a Berlino, Londra, Pisa e Verona.
Il San Girolamo che estrae la spina dalla zampa
del leone, opera del napoletano Nicola Antonio detto Colantonio
vissuto nel Quindicesimo secolo, è particolarmente interessante
per la minuziosa descrizione dell'ambiente, di sapore fiammingo.
La parabola del ciechi fu ispirata al Brueghel
dai versi del Vangelo di Matteo: "…e
se un cieco guida un altro cieco cadono insieme nella fossa", fu
dipinto nel 1568 e proviene dalla collezione Farnese.
Si blocca di colpo. Tu nun ce faje, ce sì! Tutte ste ccose c'aggie
ditto fino a mo', te l'avevo già ditte mentre camminavamo, ma tu?…
Niente! Mica m'è 'nterrutto. M'avisse pure potuto di', 'na parola,
pe' famme capì che ripetevo 'e stesse ccose…
- È così piacevo ascoltarti che le cose che dici mi entrano
nel cuore e non nella testa…
A questa battuta, che ritiene stupida, si alza ed esce nel piazzale, nella
notte. Si siede sopra il marciapiede con lo sguardo al cielo.
- Eccola Cassiopea! Giù, giù.
Giù ed ecco Andromeda, sulla stessa linea
Perseo, eccola Algol
la stella più lucente che Flammarion chiama "Il
cuore di Perseo"
"Ce
ne stavamo mano nella mano
in riva al mare ad ascoltare la musica
piacevole delle onde, quand'è venuta
Cassiopea a raccontare la storia
di Andromeda, sua figlia, e di Perseo.
Storia affascinante che ha ingigantito
Il sentimento che per l'infinito spazio
del cuore c'incatena, ci avvince e noi
cantiamo per questo, col sottofondo
della musica lieve delle onde "ruffiane".
Tu come Andromeda legata dal dovere
io Perseo scatenamondo colla spada in pugno
pronto a spezzare le catene che allo scoglio
della lontananza ti tengono avvinta, ma…
Mi rimane solo il tuo gran dono d'agosto:
quarantotto stelle a coronare la vittoria
delusa. Mi basta questo per sapere
che ancora mi ami come ieri, come sempre,
in eterno il 10 agosto invii le stelle scaturite
dal tuo cuore per coronare l'infranto
sogno e farmi vivere la stupenda realtà.
Mano nella mano sulla battigia ad ascoltare
L'amabile musica delle onde calme protettrici
in questa notte di luna piena, quando viene
Andromeda a raccontare la storia sua e di Perseo;
ma noi la sapevamo l'aveva raccontata
mamma sua nemmeno due minuti prima
che entrambi ci abbracciassimo a Morfeo".
- Neanche la soddisfazione di sorbire il gelato in
santa pace... Perché sei scappato?
- Me so' sentito pigliato pe' fesso!
- Non l'ho fatto apposta. Non lo ricordavo altrimenti ti avrei fermato.
Piuttosto di chi è la poesia che stavi recitando alle stelle?
- Non lo so. Pensavo a voce alta. Mi sarebbe piaciuto somigliare a Perseo!
Un uomo coraggioso, che per salvare la donna amata sfida e uccide Medusa.
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