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Abbiamo già parlato su Letteratour dei rapporti fondamentali che la letteratura da sempre instaura con i grandi significati dell'esistenza, di temi come l'eros, la morte o la malattia. Abbiamo affrontato anche temi ancora più significativi, come il tempo, che non sono solo topoi letterari ma che entrano a far parte della nozione stessa di letteratura, modellandone le forme e la struttura narrativa.
L'ironia ha un altro spessore ancora: essa è insieme tema, struttura discorsiva e figura retorica. Vediamo in che modo l'ironia modella e dà corpo alla letteratura, e vicecersa.
"L'ironia è l'espressione di una persona che, animata dal senso dell'ordine e della giustizia, si irrita dell'inversione di un rapporto che stima naturale, normale, intelligente, morale, e che, provando il desiderio di ridere a tale manifestazione d'errore o d'impotenza, la stimmatizza in modo vendicativo rovesciando a sua volta il senso delle parole (antifrasi) o descrivendo una situazione diametralmente opposta alla situazione reale (anticatastasi). Il che è una maniera di rimettere le cose per il verso giusto"
[Morier, Dizionario di poetica e retorica]
Questa definizione di Morier è interessante in quanto mostra due aspetti fondamentali dell'ironia: il primo, che essa si lega ad uno stato d'animo (secondo lui, un'irritazione di fronte a un rapporto invertito delle cose del mondo); il secondo, che la sua espressione si manifesta attraverso l'antifrasi o l'anticatastasi, cioè attraverso l'uso di figure retoriche.
Sigmund Freud sostiene che l'ironia "consiste
essenzialmente nel dire il contrario di ciò che si vuole suggerire,
mentre si evita che gli altri abbiano l'occasione di contraddire: l'inflessione
della voce, i gesti significativi, qualche artificio stilistico nella
narrazione scritta, indicano chiaramente che si pensa proprio il contrario
di ciò che si dice".
Tuttavia, questa definizione sembra riduttiva, nel senso che l'ironia,
e soprattutto l'ironia letteraria, non si limita a essere un'antifrasi
pura e semplice. Essa può avvalersi di un'infinità di altre
situazioni reali o retoriche: può "giocare sulla permutazione
di spazi, sull'inversione di rapporti, sulla semplice differenza, sull'evitamento,
sul mimetismo del discorso dell'altro, e senza dubbio su numerose altre
figure" (P. Hamon, L'ironia letteraria).
C. Kerbrat-Orecchioni, in Problemi dell'ironia, mette in luce l'esistenza di due tipi di ironia: l'ironia referenziale, che esprime una contraddizione tra due fatti contigui, e l'ironia verbale, che esprime una contraddizione tra due livelli semantici legati a una stessa sequenza di significato. La differenza fondamentale tra la prima e la seconda è che mentre l'ironia referenziale si gioca su una relazione duale, tra l'oggetto dell'ironia e l'osservatore che percepisce l'ironia, l'ironia verbale si gioca su una relazione a tre: un locutore, che tiene un discorso ironico rivolto ad un ricevente, a detrimento (o sulle spalle di) un terzo, la vittima dell'ironia.
L'ironia letteraria appartiene, ovviamente, all'ironia
verbale, e mette perciò in gioco il suo stesso "trio di attori":
l'autore, che attraverso il suo libro si rivolge al lettore,
sulle spalle di un terzo, vittima dell'ironia. Ma la complessità
di un testo letterario, tra livello dietetico e livello extradiegetico,
deve spingere la nostra ricerca molto più avanti e non può
limitarsi a questa osservazione.
In un testo letterario, infatti, le figure in ballo sono assai più
numerose di tre. Accanto all'autore, al lettore e alla vittima dell'ironia,
è necessario almeno aggiungere il narratore, e spesso anche altri
personaggi che possono farsi portavoce dell'autore. In questo senso, e
riallacciandosi alla concezione dell'Umorismo di Pirandello,
si può affermare che lo spazio privilegiato dell'ironia
è il teatro. Con le parole di Philippe Hamon
possiamo dire che "l'ironia è messa in scena, il che presuppone
degli spazi differenziati (sala, quinte, scena), ma anche,
di conseguenza, dei ruoli o degli attori specializzati"
[L'ironia letteraria]. Questi attori sono proprio quelli che
abbiamo menzionato sopra; riassumendo:
• autore
• lettore
• narratore
• personaggio morale (portavoce della legge)
• personaggio sovversivo (portavoce dell'ironia)
• vittima dell'ironia
Tra questi "attori" ci possono essere sovrapposizioni, e non è detto che ogni figura sia sempre presente; il ventaglio delle possibilità combinatorie è in realtà molto ampio. Ad esempio, il narratore può essere anche il personaggio "morale", cioè colui che si fa portavoce dell'ordine costituito, della legge contro cui si erge l'ironia, e diventare quindi anche, automaticamente, vittima dell'ironia. La cosa si complica ulteriormente nel caso, più frequente di quanto si possa credere, di situazioni in cui l'ironia si rivolge su se stesso: è l'auto-ironia. L'auto-ironia si trova quasi sempre in testi fortemente ironici.
Si evince da tutto questo quanto sia il caso di "sostituire la nozione di opposizione ironica, che rischia facilmente di essere presa in un senso troppo stretto, con quella di campo di tensione o di un'area di gioco ironica" (Beda Alleman).
Quest'area di gioco, o di tensione, si carica di ulteriori significati spaziali: la nozione di distanza e di marginalità. L'ironia segna un territorio, come una vera e propria metafora del sociale, dove l'ironista è spesso un outsider, volontario o costretto ad esserlo, che mantiene delle distanze, dei confini molto netti rispetto alle cose o a sé.
Considerando, per chiudere, gli attori messi in gioco, il ventaglio delle loro combinazioni, i rovesciamenti di senso e la disposizione degli spazi, si può concordare con Denise Jardou che nei testi letterari c'è sovrambiguazione, tanto più in quanto l'ironia è, per eccellenza, la più ambigua tra le figure letterarie.
Alcune figure retoriche in gioco
Antifrasi
È la tecnica che corrisponde con più esattezza alla definizione
di ironia, da un punto di vista retorico. È un'inversione verbale
che consiste nel sostituire il termine o l'espressione ai quali si pensa
col loro contrario.
Ossimoro
Il narratore indica che ciò che dice non è la verità;
più che un rovesciamento di senso si tratta di uno scarto di significato.
Esempio:
"Arriviamo al commissariato di Bell'Aria, strada che porta lo stesso
nome. Sala lugubre, che puzza di sigaretta, fredda"[M. Tournier,
Les Météores]
Iperbole
Si sviluppa un ragionamento o una situazione finché non appare
evidente la loro assurdità. L'iperbole può consistere in
un'accumulazione di dettagli, un'enumerazione di precisazioni che, invece
di mostrare il valore di qualcosa, lo discreditano.
Esempio:
"Dovete compatire: si è ragazze di campagna, ancorché
nobili, vissute sempre ritirate, in sperduti castelli e poi in conventi;
fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature,
vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni
d'eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non s'è visto niente"
[I. Calvino, Il cavaliere inesistente]
Litote
Essa presenta, per omissione, lo scarto tra la situazione reale e la situazione
ideale. Un esempio si ha quando si mostra una situazione grave come poco
importante o naturale. La litote può consistere anche in una assenza
di giudizio laddove sembrerebbe doverci essere. È il caso di narrazioni
dal tono neutro, distaccato, che crea uno choc nel lettore proprio perché
la forma non corrisponde al contenuto. Questa assenza di giudizio porta
il lettore alla condanna. Il tono neutro può andare fino alla sparizione
totale, dietro le quinte, del narratore (stile
indiretto libero).
Esempio:
"- Ero nel mio letto e dormivo profondamente, quando piacque al cielo
di mandare i Bulgari nel nostro bel castello di Thunder-ten-tronckh; sgozzarono
mio padre e mio fratello, e tagliarono mia madre a pezzetti. Un grande
Bulgaro, alto sei piedi, vedendo che a questo spettacolo ero svenuta,
si mise a violentarmi; ciò mi fece rinvenire, ripresi i miei sensi,
gridai, mi dibattei, morsi, graffai, non sapendo che tutto ciò
che accadeva nel castello di mio padre era d'uso assai comune" [Voltaire,
Il Candido]
Metafora
Per alcuni rappresenta "il segnale, il luogo, e il veicolo privilegiato
dell'ironia".
Esempio:
"America, se non avessi accettato "caravelle" da uno sconosciuto..."
[gruppo musicale AK 47]
"È dall'ironia / che comincia la libertà" (V. Hugo)
"Di tutte le disposizioni dello spirito, l'ironia è la meno intelligente" (C. H. Sainte-Beuve)
"L'ironia è il pudore dell'umanità" (J. Renard)
"Temere l'ironia, è temere la ragione" (S. Guitry)
"L'ironia e l'intelligenza sono sorelle di sangue" (Jean-Paul)
"Dalla mia più tenera età, una freccia di dolore si è piantata nel mio cuore. Finché vi rimane, sono ironico - se la si strappa, muoio" (S. Kierkegaard)
"L'ironia è una tristezza che non può piangere e sorride" (J. Benavento)
"Il più forte dolore è il sarcasmo" (Multatuli)
"L'ironia non è piuttosto spesso una forma di sentimentalismo, un sentimentalismo che fa una giravolta?" (K. Van de Woestijne)
"Non c'è che l'ironia che non ha nulla da temere, la parodia è il solo stile invulnerabile" (M. Kharitonov)
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