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Le "Lezioni americane" di Italo Calvino (sottotitolo: Sei proposte per il prossimo millennio) è un libro basato su di una serie di lezioni preparate dall'autore nel 1985 in vista di un ciclo di sei lezioni da tenere all'Università di Harvard, nell'ambito delle prestigiose "Poetry Lectures" - intitolate al dantista e storico dell'arte americano Charles Eliot Norton. Il ciclo, previsto per l'autunno di quello stesso anno, non si è mai tenuto a causa della morte di Calvino avvenuta nel settembre 1985.
Anche se scritte ormai qualche decennio fa, costituiscono ancora oggi un testo estremamente moderno e polivalente, non soltanto in ambito letterario ma anche come strumento per capire i nuovi sistemi di comunicazione, soprattutto legati al mondo digitale.
Ogni capitolo è dedicato a 6 pilastri che secondo Calvino rappresentano un valore fondamentale del testo letterario (e, per estensione, della comunicazione in generale), dal più importante al meno importante. Vediamoli uno ad uno, quale valore dà ad ognuno Calvino, e quali sono le implicazioni che hanno per chi legge, scrive, o in generale comunica.
1. Leggerezza
Dopo quarant'anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti diversi,è venuta l'ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.
Di fronte a un mondo opaco e sostanzialmente pesante (drammatico, grottesco, inerte) e quindi difficilissimo da rappresentare per uno scrittore o, più in generale, per un artista, Calvino contrappone il valore della leggerezza come l'unico in grado di elevare l'intelletto umano verso orizzonti più aperti. L'arte e la scrittura sono due ambiti in cui l'uomo può riuscire a fare astrazione dalla pesantezza del reale. Ma non solo: la scienza si prefigura ormai sempre più come un sistema capace di spiegarci un mondo sintetizzato in formule sempre più semplici e capienti:
Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del Dna, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi... Poi, l'informatica. (...) La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi elettronici.
In letteratura, la leggerezza si esplica nei temi ma soprattutto nello stile, nella «narrazione d'un ragionamento o d'un processo psicologico in cui agiscono elementi sottili e impercettibili, o qualunque descrizione che comporti un alto grado d'astrazione», o in quelle «invenzioni letterarie che s'impongono alla memoria per la loro suggestione verbale più che per le parole», cioè l'uso di metafore altamente elaborate.
Un cenno a parte merita anche lo humour (sappiamo quanto Calvino fosse legato al tema dell'ironia):
Come la melanconia è la tristezza diventata leggera, così lo humour è il comico che ha perso la pesantezza corporea.
2. Rapidità
Ogni racconto è un'operazione sulla durata, nel senso che il racconto manipola sempre la realtà temporale delle cose che si vogliono raccontare, ritardandole, allungandole, oppure semplificandole, stringendole.
In quest'ottica, l'efficacia narrativa e la suggestione poetica in un testo dipendono molto da come si raccontano la successione di avvenimenti, concatenandoli con un ritmo proprio e una logica essenziale. La capacità di un testo di tenere sveglia e attiva l'attenzione del suo lettore sta proprio nella capacità di gestire al meglio la concatenazione degli eventi raccontati (ad esempio anche la suspence), eliminando le parti inutili e lunghe. Ma è soprattutto sul rapporto tra velocità fisica e velocità mentale, cioè tra tempo reale e tempo mentale, che si gioca tutta la letteratura.
Così, in una società moderna dove tutto viene misurato in base alla sempre maggiore velocità raggiunta (velocità dei mezzi di trasporto, velocità dei mezzi di comunicazione, ecc.), la velocità mentale appare come un valore universale, non misurabile, ma comunque portatore di un godimento dell'intelletto:
Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta d'arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario l'economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere. La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s'accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all'altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte.
3. Esattezza
Calvino apre la sua lezione sull'esattezza chiarendo che per lui ha tre significati:
L'esattezza è un valore necessario, a fronte di un uso sempre più vago e approssimativo del linguaggio. E la letteratura è forse l'unico ambito umano che può contrastare questo livellamento del linguaggio.
Dal momento in cui ho scritto quella pagina (Le città invisibili)
mi è stato chiaro che la mia ricerca dell'esattezza si biforcava in due
direzioni. Da una parte la riduzione degli avvenimenti contingenti a
schemi astratti con cui si possano compiere operazioni e dimostrare
teoremi; e dall'altra parte lo sforzo delle parole per render conto con la
maggior precisione possibile dell'aspetto sensibile delle cose. In realtà sempre la mia scrittura si è trovata di fronte due strade divergenti che
corrispondono a due diversi tipi di conoscenza: una che si muove nello
spazio mentale d'una razionalità scorporata, dove si possono tracciare
linee che congiungono punti, proiezioni, forme astratte, vettori di forze;
l'altra che si muove in uno spazio gremito d'oggetti e cerca di creare un
equivalente verbale di quello spazio riempiendo la pagina di parole, con
uno sforzo di adeguamento minuzioso dello scritto al non scritto, alla
totalità del dicibile e del non dicibile.
4. Visibilità
Possiamo distinguere due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all'immagine visiva e quello che parte dall'immagine visiva e arriva all'espressione verbale. Il primo processo è quello che avviene normalmente nella lettura: leggiamo per esempio una scena di romanzo o il reportage d'un avvenimento sul giornale, e a seconda della maggiore o minore efficacia del testo siamo portati a vedere la scena come se si svolgesse davanti ai nostri occhi, o almeno frammenti e dettagli della scena che affiorano dall'indistinto.
Nella sua esperienza di scrittore, tuttavia, Calvino realizza che quando si è accinto a scrivere storie fantastiche, il racconto testuale è nato da un'immagine; soltanto dopo la parola è entrata in scena, cercando di rappresentare quanto più fedelmente possibile quella immagine, e poi cercando ed elaborando su di essa una struttura di significati sempre più completa:
(A)ll'origine d'ogni mio racconto c'era un'immagine visuale. Per esempio, una di queste immagini è stata un uomo tagliato in due metà che continuano a vivere indipendentemente; un altro esempio poteva essere il ragazzo che s'arrampica su un albero e poi passa da un albero all'altro senza più scendere in terra; un'altra ancora un'armatura vuota che si muove e parla come ci fosse dentro qualcuno. Dunque nell'ideazione d'un racconto la prima cosa che mi viene alla mente è un'immagine che per qualche ragione mi si presenta come carica di significato, anche se non saprei formulare questo significato in termini discorsivi o concettuali. Appena l'immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una storia, o meglio, sono le immagini stesse che sviluppano le loro potenzialità implicite, il racconto che esse portano dentro di sé. Attorno a ogni immagine ne nascono delle altre, si forma un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni. Nell'organizzazione di questo materiale che non è più solo visivo ma anche concettuale, interviene a questo punto anche una mia intenzione nell'ordinare e dare un senso allo sviluppo della storia - o piuttosto quello che io faccio è cercare di stabilire quali significati possono essere compatibili e quali no, col disegno generale che vorrei dare alla storia, sempre lasciando un certo margine di alternative possibili. Nello stesso tempo la scrittura, la resa verbale, assume sempre più importanza; direi che dal momento in cui comincio a mettere nero su bianco, è la parola scritta che conta: prima come ricerca d'un equivalente dell'immagine visiva, poi come sviluppo coerente dell'impostazione stilistica iniziale, e a poco a poco resta padrona del campo. Sarà la scrittura a guidare il racconto nella direzione in cui l'espressione verbale scorre più felicemente, e all'immaginazione visuale non resta che tenerle dietro.
Nelle Cosmicomiche, invece, è un enunciato scientifico a essere il punto di partenza per la creazione di un'immagine forte, e quindi poi per la scrittura: "Anche leggendo il più tecnico libro scientifico o il più astratto libro di filosofia si può incontrare una frase che inaspettatamente fa da stimolo alla fantasia figurale".
In un mondo come il nostro, dominato dall'uso incondizionato delle immagini visive per lo più inflazionate, si potrebbe paventare l'impossibilità di continuare a produrre una letteratura fantastica. Le uniche vie d'uscita potrebbero essere:
5. Molteplicità
Nella nostra epoca moderna la letteratura si è fatta carico della nostra antica ambizione di rappresentare le molteplici relazioni, in atto e potenziali, che esistono tra le cose, e questo è uno dei suoi valori fondamentali:
La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione. Solo se poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una funzione. Da quando la scienza diffida dalle spiegazioni generali e dalle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo.
A
differenza della letteratura medievale che tendeva a opere che
esprimessero l'integrazione dello scibile umano in un ordine e una
forma di stabile compattezza, come la Divina ommedia, dove
convergono una multiforme ricchezza linguistica e l'applicazione d'un
pensiero sistematico e unitario, i libri moderni che più amiamo nascono
dal confluire e scontrarsi d'una molteplicità di metodi interpretativi,
modi di pensare, stili d'espressione. Anche se il disegno generale è stato
minuziosamente progettato, ciò che conta non è il suo chiudersi in una
figura armoniosa, ma è la forza centrifuga che da esso si sprigiona, la
pluralità dei linguaggi come garanzia d'una verità non parziale.
Un testo può essere definito "molteplice" in diverse accezioni:
6. Concretezza
[Questa sesta lezione è rimasta incompiuta. In origine, il titolo della sesta lezione doveva essere Openness, «da intendersi non come "franchezza", bensì nel senso di apertura, proporzione spaziale tra uomo e mondo». In seguito il titolo fu mutato in Consistency, da tradursi con coerenza. La moglie Esther Judith Singer ricordò come la lezione avrebbe trattato fondamentalmente il Bartleby melvilliano, precisando che il marito aveva intenzione di scriverla solo dopo essere approdato negli Stati Uniti.]
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