Il testo e la sua rappresentazione: pubblicità e spot televisivi
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Introduzione alla critica
del testo pubblicitario La rappresentazione del testo pubblicitario > La rappresentazione del testo televisivo Punti di vista e focalizzazione Pertinenza e isotopia |
III. La rappresentazione del testo televisivo
Abbiamo visto nel primo articolo di questa serie come le pubblicità e gli spot televisivi possano essere considerati a tutti gli effetti dei testi, dei costrutti sui quali è dunque possibile attivare un'analisi testuale analoga a quella che si può muovere su opere di tipo letterario. Il testo pubblicitario, si è detto, richiama la nostra attenzione sia su ciò che ci racconta (storia), sia sul modo in cui ce lo viene a raccontare (discorso).
Abbiamo visto poi, nel secondo intervento, come il testo pubblicitario faccia propria un'ambiguità di fondo, dovuta all'ambiguità insita nella stessa definizione di "rappresentazione della realtà", e come all'interno di questa rappresentazione giochino un ruolo essenziale le coordinate del tempo e dello spazio. A tal riguardo potrebbero essere utili alcune considerazioni, applicabili soprattutto alla pubblicità televisiva.
Lo spazio rappresentato risulta dalla sovrapposizione di due piani distinti:
le operazioni di allestimento scenografico | le operazioni di ripresa e montaggio |
il lavoro di setting | il lavoro di regia |
piano della messa in scena | piano della messa in discorso |
spazio "nel" programma | spazio "del" programma |
Entrambi i piani possono poi essere analizzati secondo due prospettive complementari: quella sintattico-stilistica (attenta alle forme assunte dallo spazio televisivo) e quella semantica (attenta ai significati veicolati dallo spazio televisivo).
In merito al livello della messa in scena,
si esamina lo spazio pro-filmico, cioè posto davanti alle telecamere,
allestito per essere ripreso.
Dal punto di vista sintattico-stilistico, si pone attenzione
alle configurazioni strutturali assunte dallo spazio rappresentato: tipologia
dello spazio (spazio unico o a moduli, spazio protesi, spazio satellite);
modalità di connessione (paratattiche, sintattiche); dinamica (rapporti
statici o dinamici tra gli ambienti rappresentati); stabilità (elementi
variabili o invariabili). Poi ci si può concentrare sui valori
stilistici di queste configurazioni spaziali: disposizione di elementi
architettonici, elementi scenografici, colori, luci, spostamenti dei soggetti
in scena, direzione e percorsi dei loro sguardi e dei loro gesti, indicazioni
contenute nei loro discorsi ("qui", "là", ecc.)
Dal punto di vista semantico, l'attenzione è rivolta ai
significati trasmessi dallo spazio rappresentato sia a livello denotativo,
sia a livello connotativo. In questa categoria rientrano anche i riferimenti
ai significati spaziali messi in opera dai soggetti in scena sia attraverso
i discorsi verbali, sia attraverso gli usi concreti.
Per quanto attiene al livello della messa in discorso,
si esamina il trattamento cui la regia ha sottoposto lo spazio allestito.
Il discorso televisivo, infatti, interviene sullo spazio reale manipolandolo:
frammentandolo e ricomponendolo mediante il gioco delle inquadrature e
degli stacchi, ingrandendolo o rimpicciolendolo mediante il tipo di obiettivo,
oscurandolo o esaltandolo mediante i giochi di luce, connettendolo ai
soggetti in scena mediante il taglio delle inquadrature e i giochi di
messa a fuoco, coprendo e aggiungendo elementi mediante i giochi di grafica.
Dal punto di vista sintattico-stilistico, l'attenzione è
sul tipo di ricostruzione televisiva dello spazio, cioè sul modo
in cui il regista costruisce uno spazio propriamente televisivo: durata
e angolazione delle inquadrature, movimenti di camera, stili di montaggio
(spazio in/off; statico/dinamico; organico/disorganico; amplificato/ristretto;
regolarizzato/deregolarizzato)
Dal punto di vista semantico, l'attenzione è sul modo
in cui gli interventi di regia sottolineano o modificano il significato
dello spazio scenografico (attraverso espedienti visivi, sovrimpressioni
grafiche, intreccio di elementi espressivi, musica, effetti sonori).
In definitiva si può ben dire che lo spazio rappresentato contribuisce a definire, oltre all'identità visiva della rappresentazione, con i suoi contenuti e i suoi generi, anche le modalità con cui ci si rivolge al recettore, e quindi il ruolo che a quest'ultimo viene assegnato. Da qui un salto di livello: il modello di rappresentazione spaziale del testo serve a orientare i saperi, i valori e le credenze dello spettatore, cioè a impostare il rapporto comunicativo.
Il tempo di un testo televisivo, come oggetto d'analisi, presenta delle difficoltà perché richiama in modo specifico le peculiarità della testualità televisiva: il carattere di programmazione a flusso, da un lato, e, dall'altro, il coinvolgimento di fattori contestuali, con particolare riferimento alla relazione tra il tempo televisivo e il tempo di vita, con tutto ciò che essa comporta (fenomeni di ritualità, di ripetizione, ecc.). È possibile aiutarsi con diversi punti di vista: quelli dell'ordine (la successione degli elementi di cui si compone la rappresentazione), della durata (il tempo impiegato da ogni elemento nel suo "occorrere") e della frequenza (la ripetizione di medesimi elementi che appunto vengono reiterati all'interno della rappresentazione). A questo proposito è molto utile rifarsi a testi di analisi narratologica, come quello di Gérard Genette.
Ma questo sarebbe un altro articolo!
(segue>>)
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